MIKE COOPER, dal Blues alla
Avanguardia di
Gianni Franchi con la collaborazione di Alberto Popolla
Mike
Cooper è un musicista, chitarrista, cantante, nato negli anni quaranta
in Inghilterra. Partito dal Blues come molti inglesi della sua generazione, si è poi dedicato allo studio della chitarra slide
diventando un profondo conoscitore di questa tecnica, della musica
hawaiana e del jazz moderno. Dagli ottanta vive stabilmente a Roma e si
esibisce spesso nella Capitale ed in giro per il mondo in performance
che uniscono blues, jazz, free e sperimentazione elettronica. Non è
raro vederlo esibirsi anche usando una app del telefono, loop
registrati, con la sua voce e la sua vecchia National
in uno spettacolo che unisce echi di antichi blues e
musica molto più moderna.
Mike è una persona
intelligente, spiritosa, sempre in cerca di nuovi stimoli,
è stato molto interessante parlare con lui. Con l'aiuto dell'amico comune Alberto Popolla, clarinettista dei Roots
Magic,
lo abbiamo incontrato prima che si trasferisse in Spagna. Come vedrete
la
chiacchierata è stata spesso intervallata da ricche risate e spero di
essere
riuscito, portandola su carta a trasmettere a chi legge questa
atmosfera.
Roma, 22
ottobre
2019
GF
La prima cosa che volevo chiederti è
raccontarmi dei tuoi inizi, come hai iniziato a suonare la chitarra e
cantare?
MC Ho iniziato nel 1958/59 la prima chitarra,
mi piaceva la musica di Buddy Holly... il rock... il vero rock..., dopo un
po' sono
stato invitato a suonare con altri due chitarristi per suonare musica
folk e rhythm and blues, era il periodo dello
skiffle, c'erano un sacco di gruppi.
GF come
Lonnie
Donegan?
MC si… ed
anche
altri, ho iniziato a suonare skiffle e
musica blues, folk americano (quasi niente di inglese), musica americana
principalmente.
GF arrivavano dischi americani all'epoca?
MC
pochissimi, pero'
c'era una trasmissione radio dalla Germania, Voice of America,
in cui mandavano un sacco di musica americana ovviamente, per l'esercito americano
in
Europa, la ascoltavo in Inghilterra, questa è stato il mio primo...
ascolto di musica americana, anche jazz, si si.
GF c'era
qualche
artista che ti piaceva particolarmente all'inizio?
MC
all'inizio? Per
me... Woody Guthrie, Cisco Houston, Leadbelly, ecc., canzoni di
questi tre. Anche altri gruppi inglesi skiffle, i Vipers, era un
gruppo famoso a Londra. C'era un posto che
si chiamava 2i's Coffee a Londra in
Soho, dove la maggior parte dei gruppi skiffle
suonava, Cliff
Richards ha
iniziato li, anche Lonnie Donegan. Dopo un po', agli inizi
degli anni 60, uno di questi gruppi skiffle ha deciso di suonare solo
blues... ma io ho deciso di non suonare la chitarra ma solo cantare
perchè c'erano
già altri due chitarristi, molto meglio di me... ed abbiamo iniziato
come Blues
Committee, il mio primo gruppo. Era un gruppo elettrico. Gli altri
chitarristi suonavano la chitarra elettrica. Cosi' inizia la mia
carriera nel
Blues, in questo periodo io abitavo a Reading, fuori Londra, a
mezz'ora.
Eravamo molto famosi a Reading perchè eravamo l'unico gruppo a suonare
blues.
A Reading hanno poi iniziato una serie di concerti blues dove hanno
suonato
tutti gli americani... John Lee Hooker, Howlin Wolf. C'era un
club a
Londra il Ricky Tick, esattamente a Windsor non a Londra,
vicino
Reading. Il Ricky Tick Club organizzava
delle tournee per i musicisti americani a Windsor, Reading,
Oxford, in vari locali e piccoli
teatri.
GF Hai
avuto modo di
conoscere qualcuno di questi americani?
MC Si si, ogni volta che c'era un americano
l'organizzazione sceglieva noi come support... eravamo l'unico gruppo a
Reading
a suonare questa musica... per forza... (risate) siamo stati
fortunati.
GF Una
cosa che mi ha
sempre incuriosito è capire perchè tutti i ragazzi inglesi di
quell'epoca si
sono appassionati a suonare la musica dei neri americani…
MC si è stranissimo. Anche in america i bianchi
non la suonavano molto.
GF si in
effetti era
più conosciuta da voi in Inghilterra che in USA.
MC
assolutamente si,
alcune etichette inglesi come la London facevano uscire un sacco di
singoli di
Howlin Wolf, Jimmy Reed, Tommy Tucker... Hi Heel Sneaker... si si.
GF per esempio qui in Italia questi
artisti americani non venivano.
MC no no,
qui in
Italia anche altre musiche sono arrivate in ritardo... si.
AP A questo proposito stavo leggendo un libro di
un sociologo inglese Iain Chambers.
MC Si. Lo
conosco!
Insegna a Napoli.
AP si! Ha
scritto
questo libro che si chiama “Ritmi urbani“ e racconta un po' la nascita
della
popular music in Inghilterra. Nel suo libro dice che, quando è
arrivato il
rock'n'roll, la critica ufficiale inglese si è schierata subito contro,
perchè
rappresentava l'americanizzazione della società inglese... la
commercializzazione... e da questo punto di vista invece il Blues dei
neri era
in qualche modo ben visto perchè era parte della musica popolare vera.
MC Forse è vero, si si.
AP per te
può essere
una lettura vera?
MC Si, ovviamento io in questo periodo io ero
molto fuori della società, un beatnik contro tutto e tutti, i miei
genitori
ecc., ecc. Forse è vero...
AP c'era
una sorta di
rivalutazione, un buon occhio verso il blues, il jazz tradizionale,
perchè
rappresentavano la vera musica popolare autentica mentre il
rock'n'roll... era
commerciale; su questo libro ci sono alcuni dei passaggi dei
giornalisti del
New Musical Express che erano violentemente contro il rock'n' roll, sul modo di ballare... ma proprio sulla base
che era una musica americana commerciale e quindi minava le basi della
società
inglese autentica.
MC Ogni
martedi
quando finivo la scuola, studiavo la chitarra, ed andavamo ad una sala
da
ballo dove c'era musica New Orleans, traditional jazz, e qui ho sentito
per la
prima volta la musica blues dal vivo; c'era Chris Barber, Kenny
Colyer... Terry Lightfoot… Ken Colyer
era
molto famoso, lui è un purista di musica New Orleans ma in ognuno di
questi
gruppi c'era un sottogruppo skiffle che suonava musica acustica... qui
è dove
ho sentito la prima musica blues, George
Melly… conosci George? Lui è bravissimo, un personaggio
straordinario,
un collezionista di arte surrealista, lui era
gay e... in quel periodo non era possibile. Lui
canta in maniera fantastica, un
appassionato della musica di Bessie Smith, cantava tutte le canzoni di
Bessie
Smith, era nel gruppo di Kenny Colyer. Subito dopo ho sentito Sonny
Terry e Brownie Mc Ghee, i primi musicisti neri che ho ascoltato a Reading.
A questo
punto,
parlando di un altro fattore che ha facilitato i musicisti inglesi nel
cantare
il blues, cioè il condividere la stessa lingua (anche se a causa del
dialetto
dei neri del sud, a volte sembravano parlare
un'altra lingua), abbiamo
un po' divagato sulla diffusione del blues negli altri paesi europei,
ITALIA
esclusa. In Germania si teneva l'American Fok Blues
Festival
con tutti i grandi del blues. Mike ha raccontato un aneddoto divertente, in quegli anni in Europa tutti i giovani studiavano
l'inglese e ci ha raccontato di una famiglia olandese di cui era ospite
che
parlava con lui un inglese stranissimo con parole mai sentite. Quando
gli ha
chiesto dove avevano studiato l'inglese gli hanno risposto che avevano
un libro
in inglese “L'orso Paddington“
e studiavano quello (essendo un
libro per bambini c'erano una sacco di parole inventate).
GF Quindi
ti sei
trovato in quel momento in cui c'era un grande movimento del blues con
Alexis
Korner a Londra?
MC Si, subito dopo il jazz tradizionale, New
Orleans, c'erano questi gruppi di Alexis composti da una parte di
musicisti
dello stesso movimento, Alexis, Cyril Davis, l'armonicista,... ovviamente io parallelamente mi stavo
interessando al jazz moderno perchè in quel periodo lavoravo in una
fabbrica
di legname insieme a Geoff Hawkins, un sassofonista (tenor sax).
Lui ha scoperto che
io suonavo la chitarra e ci siamo scambiati gli interessi, lui
conosceva
Ornette Coleman che aveva iniziato la sua carriera, John Coltrane,
ecc., io
all'inizio non ne capivo niente ma dopo un po' ho pensato che era
interessante,
una parte del blues, così è iniziato il mio interesse per l'espansione
della
musica blues. Alexis Korner in quel periodo ha iniziato a usare un
sassofonista ed interessarsi alla musica di Charlie Mingus... allora ho
deciso che questa era la strada.
GF Quindi mantenere le radici blues ma aprirti
verso tutta la musica nera e non solo?
MC per me è la stessa musica, il free jazz o il
country blues...THE SAME MUSIC! (risate di
tutti e tre)... 50 anni dopo... 100 anni dopo!
GF Secondo te il blues si è evoluto o è rimasto
fermo sulle cose create negli anni 40/50?
MC Per
certi gruppi
elettrici è rimasto fermo... ma non tutto… per esempio Johnny Winter
era incredibile durante gli anni 70... ha fatto cose bellissime per me... oltre la musica di BB King... molto diverso...
anche in questo periodo a Detroit, Chicago, c'è un altro rinascimento
di
blues ... però... avanti... ci sono giovani musicisti neri che cantano
un tipo
di blues, non esattamente blues ma la radice sicuramente lo è...
l'altro ieri
ho sentito una donna... non ricordo il nome... mai sentita prima...
AP forse Rhiannon Giddens?
MC Si!!
AP Ha pubblicato adesso un disco con un italiano
che suona le percussioni... è un disco bellisssimo,
ha una voce
bellissima, molto radicata nel blues…
MC cè
anche un'altra
ragazza sassofonista e cantante, è una
parte di questo nuovo movimento, però la radice è blues... c'è rap,
free jazz
... tutta la musica nera…. l'evoluzione continua sempre.
GF Invece
lo studio
della chitarra slide, del bottleneck, lo hai iniziato dopo aver
ascoltato il
blues chiaramente…
MC Non ho iniziato a suonare blues sulla
chitarra. Una volta ero in un caffè a Reading, c'era un giovane
americano che vedendo la mia chitarra mi
ha chiesto che chitarra era, io gli ho detto "una National", "wow" ha
risposto, "tu sai che cosa è questa?" io gli ho detto "è una chitarra"
lui "non è UNA chitarra è una chitarra speciale, da suonare in modo
diverso", ha preso una bottiglia e per la prima
volta
ho sentito come andava suonata... bellissimo!
AP sei rimasto affascinato?
MC assolutamente, ovviamente lui ha fatto
un'altra accordatura, subito ho capito: "ah questo è il modo di suonare
la
musica di John Lee Hooker!"
suonare la musica di Hooker con accordature normale
non è possibile, è
possibile però così... un bellissimo momento quello.
GF Come hai fatto poi per approfondire lo studio
di questa tecnica?
MC Solo con il mio orecchio!!!
GF
Ascoltando i
dischi?
MC Si, l'altro giorno ho postato su Facebook il
primo disco blues che ho comprato “John Lee Hooker, Folk blues“ lui non suona la slide ma forse ho pensato è
possibile suonare la sua musica così... ho sentito anche altra musica
con la
slide, forse una compilation di blues... Tampa Red… poi ho ascoltato Fred
Mc
Dowell, il primo LP, molto importante per me. Ho fatto una piccola
tournée con Fred alla fine degli anni 60, forse '69, quando ho
registrato il mio
primo LP.
GF Hai avuto modo anche di vedere quindi la sua
tecnica?
MC Si lui
però li
suonava normale. Dopo un po' ho
scoperto la musica hawaiana... cosa interessante per
me… Mio padre era
batterista e suonava con una dance band, un gruppo per ballare. Una
volta lui
ha suonato un po' di dischi di musica hawaiana per me ed io ho pensato:
"ma
questa chitarra è quasi blues!". Dopo un po' ho scoperto che la musica
hawajana
è stata registrata prima del blues, all'inizio del 1900. E' del 1904
penso la prima
registrazione hawaiana... quasi 30 anni prima della musica blues... ho pensato... ho scoperto che la musica hawaiana
ha influenzato i musicisti blues non il contrario, perchè un sacco di
gruppi
hawaiani avevano fatto delle tourneè in America. Incredibile, centinaia
di
musicisti hawaiani... era molto popolare. La
musica hawaiana durante la prima parte del 1900 ha venduto più
dischi di ogni altra musica.
GF Mi raccontavi di Herbie Goins….
MC Ovviamente avevo visto Herbie con Alexis
Korner, anche Ronnie Jones, però quando sono arrivato qua (Roma, ndr) nel
1989 c'era un concerto al Big Mama di Zoot Money... forse il
compleanno
di Zoot... non ricordo... Ad un certo punto c'era questo cantante sul
palco…. ho
visto... "ma che cazzo, questo è Herbie Goins!!!! (risate).
Dopo il concerto gli ho detto: “Herbie, che ci fai qui?“ e lui “Io
abito qua“… (altre risate). Ho pensato, ecco dove era stato tutti
questi anni! Non sapevo che
abitava qui in Italia. Mi ha detto “Ti ricordi Ronnie? Pure lui è qui,
a
Milano! “
GF Herbie
venne qui
in Italia a suonare con il suo gruppo e rimase qui a cercare il furgone
degli
strumenti che gli avevano rubato. Non lo trovò più ma rimase qui in
Italia.
MC Ci sono
un sacco di
storie di gruppi inglesi, con la stessa storia…
AP A John Mayall pure rubarono le armoniche! Fine anni 70 mi sembra…
GF Per una
cosa almeno
siamo famosi tra i gruppi inglesi, ahhah, rubiamo
tutto.
MC Nel
palazzo dove
abito c'è Doug Meakin, conosci Doug? stessa storia, lui negli anni
sessanta
ha fatto una tournée e non è più andato via.
GF Tu
quando sei
venuto qui in italia?
MC
Millenovecentoottantaaa....nnn....89,
37 anni fa.
GF Come
mai sei capitato
qui ed hai deciso di trasferirti in Italia?
MC La
prima volta che
sono venuto qua... è perchè in Germania c'era un posto dove ho suonato
un sacco
di volte... ci ho anche registrato un LP... si chiamava "Papà
Amedeo"... ovviamente
il proprietario era italiano... siamo amici da anni, anni,
anni... Roberto... Roberto Faccin si chiama... una volta mi ha chiesto
se ero mai
stato in Italia, "no" gli ho detto, allora lui “Vieni con noi, ogni
estate torniamo in Italia!”, i genitori
abitano a Montebelluno… sono andato con loro. Una volta a Montebelluno
mi ha
detto “Sei mai stato a Roma?", “no mai
stato in Italia" gli ho detto”, "Va a Roma!!!!“ (haah)...
lui aveva la famiglia là… io non conoscevo nessuno... solo Stephen
Grossman…. così sono andato a
trovarlo. Stephan mi ha detto: “Conosci
il Folkstudio?", “no…”, "Vai al Folkstudio!“. Sono andato con la
chitarra,
c'era Giancarlo Cesaroni, mi ha chiesto se volevo suonare, ho
suonato
tre pezzi e lui mi ha detto “Vieni qua quando vuoi!“ era
il 1984... dopo tornavo ogni anno, per due o
tre mesi, lui mi organizzava delle tourneè in tutta Italia... un sacco
di
lavoro... bellissimo... ad un certo punto, quando ero tornato in Italia
per
suonare, all'aereoporto, ho visto questa bellissima donna… (grandi risate).
AP Cherchez la femme!!!
MC Ad un certo punto eravamo vicini
con i
carrelli dei bagagli, Maria ha visto la mia chitarra e mi ha detto “Che fai
con questa qua?“, ed io “Sono qui per
alcuni concerti“…. e lei “ Nome? Indirizzo? Telefono?“…......... la storia continua!!! sono tornato in Inghilterra per sei mesi e subito
dopo sono
venuto qua. Siamo ancora insieme per fortuna…
GF Ti è
piaciuto
qualche altra cosa dell'Italia oltre lei?
MC Si
ovviamente mi
piaceva l'Italia, ho suonato in un sacco di posti... ho tante di
storie
infatti di tourneè in Italia... in autobus... Una
volta, vicino
Bari, ero con Maria su un bus. Cesaroni aveva detto a Maria: "va con
lui, tu
parli inglese… così prendiamo l'autobus". Ad un certo punto l'autobus
viene
fermato dai Carabinieri... salgono e chiedono: “C'è un
musicista
inglese?“, io penso… "che cazzo succede?", poi dico “Si, io !“... e loro “Dovevi scendere
mezz'ora prima“...
(risate). L'organizzazione aveva chiamato prima Cesaroni per sapere
dov'ero
e poi la Compagnia del bus e loro avevano chiamato i Carabinieri: “Ferma questo
autobus!“, una storia incredibile... impossibile in un altro Paese. Ho un sacco di storie così. In Calabria, arrivo per un
concerto,
spendo 5 o 6 ore al bar... aspettando tutto... il palco.... non c'era
niente. Ad un certo punto, mezzora prima del concerto, gli ho detto: “ma
dove è
l'impianto?” e quelli
dell'organizzazione: “Perchè hai bisogno di un impianto? “... ma scherziamo… siamo all'aperto, in piazza!!! si si si
bellissimo.
GF Harold Bradley pure lo hai conosciuto
qua?
MC Si si dopo un po' perchè quando sono
arrivato Harold non era qui.
GF Si
era in
America, è tornato in Italia nel 1985 circa…
MC Non l'ho mai conosciuto bene, Cesaroni si... era un amico per me. Quando
ho
suonato la prima volta era a Trastevere (il Folkstudio, ndr), dopo un
po' si è
trasferito vicino al Colosseo. Una volta che ero qui per suonare, Cesaroni
mi ha detto che c'era una donna americana nel mio stesso albergo con
cui
forse potevo parlare... Ci siamo incontrati a colazione... abbiamo
parlato un po'... lei poi mi ha detto “voglio andare a... vicino Piazza di Spagna
da
Babingtons... (locale inglese molto famoso e costoso) ed io "OK". Non
c'ero
mai stato…. un sacco di soldi per un po' di the... io non sapevo
chi era
lei… era Suzanne Vega, una cantante americana, non la conoscevo… ha suonato al Folkstudio, tanti hanno
suonato li: Paul Simon, Joan Baez, Bob Dylan.
GF si, di Bob Dylan non ho capito quanto è realtà
o leggenda, Harold raccontava che era stato li quando giovanissimo non
era
ancora conosciuto ed era venuto con una ragazza italiana con cui
stava. C'era
uno sgabello al Folkstudio che tenevano come una reliquia perchè ci si
era
seduto Bob Dylan....(risate)
MC Ho suonato con Dave Van Ronk al Folkstudio,
con Stephan (Grossman) e lui.
GF Stephan ora è in America?
MC si si,
quando sono
arrivato io lui è tornato in America....
GF Del
periodo del
blues inglese dei primi anni 60 ricordi qualcosa in particolare?
musicisti
inglesi che hai conosciuto...
MC non molti perchè io ero fuori... a
Reading, non stavo a Londra.... solo quando abbiamo suonato insieme ai
concerti... tutti i gruppi.
GF tutti
quelli che
poi sono diventati rockstar?
MC si, la maggior parte di questi gruppi
hanno suonato a Reading dove noi accompagnavamo un americano... ogni
sera
c'erano tre gruppi, un americano, un gruppo di Londra e noi.
GF Dave Kelly lo hai conosciuto?
MC si, anche la sorella Jo Ann, abbiamo fatto
tournée insieme io e Jo in Europa. Dave
è più giovane di me... abbiamo fatto un concerto insieme l'anno scorso
a
Bristol... insieme a Ian A. Anderson... Roots Magazine (musicista, giornalista e
organizzatore inglese)... Un po' imbarazzante per me questo concerto... (ridendo), io
suono
un sacco di musica diversa ora e questo concerto era organizzato da Ian
come
una riunione.
GF si si ho letto, era un concerto che avevate
fatto molti anni prima e che ora ripetevate con gli stessi musicisti….
MC mi
hanno detto... "Vuoi suonare insieme?"... io ho detto
"NO"... (risate) che cazzo faccio? un po' imbarazzante. Il pubblico era
incredibile... più vecchio di
me... in un posto che si chiama Bristol Folk Club... Sembrava
di stare
a scuola… tutti in fila... terribile!
GF Una
cosa che mi ha
sempre colpito è come in quegli anni ci sia stata una così alta
concentrazione
di musicisti di talento, alcuni diventati poi famosi con i gruppi
rock... solo
dalla band di Alexis Korner sono usciti
tanti musicisti formidabili come alcuni dei Rolling Stones, Cream, ecc.
MC Si, Jack Bruce... Ginger Baker... adesso
sarebbe una cosa impossibile!
GF poi come hai allargato i tuoi orizzonti
musicali? Ci hai detto già del jazz che ti piaceva dall'inizio, anche
il jazz
moderno, poi hai continuato con la musica hawaiana e poi?
MC Non lo so... io sento tutta la musica del
mondo, alla fine in ogni musica c'è qualcosa di interessante per
me... forse io uso un po'... musica per me... primitiva,
avanguardia,
intellettuale... non mi piace solo un certo tipo di musica... odio la
musica
classica e l'opera... io odio l'opera... perchè... la prima cosa è
che io
odio questa voce falsa... nell'opera... la voce, per me, è il mio
primo
strumento... non è la chitarra, è la voce... ho cantato per anni ed anni
ed
ancora canto... questo è il mio strumento... per anni non mi sono
considerato un
chitarrista… secondo me suonavo bruttissimo... solo in questi anni
forse con
la chitarra…
GF Quindi ti presentavi come cantante?
MC Yes! Prima ero un cantante. La
voce è
lo strumento perfetto per me... in ogni musica del mondo mi piace molto
la
voce... il primo strumento per gli umani è la voce.
GF Come
cantante,
c'era qualche personaggio che ti piaceva particolarmente agli inizi, a
cui ti
sei ispirato?
MC Agli
inizi... si... il timbro della voce nella musica afroamericana è incredibile per me… è
molto diverso... In quel periodo, negli anni 50
l'unico musica in cui la voce era… era pop; i crooner: Bing Crosby, Dean Martin,
Doris Day, prima la
odiavo... ora mi piace molto. Però il timbro della voce della musica
afroamericana era incredibile, non è perfetto… come intonazione.
GF un po' quello che fai con la slide creando
dei microtoni...
MC exactly... si si microtonalità... il timbro della voce non è
puro.
GF proprio
il
contrario della musica operistica appunto...
MC negli anni 50 ero contro la musica pop
infatti... dei crooner, di Bing Crosby. Però uno dei dischi
hawaiani
preferiti è stato proprio fatto da Bing Crosby…. ha fatto un bellissimo
disco
con musicisti hawaiani.
GF quindi
tornando
alla musica hawaiana, secondo te la tecnica slide è stata portata
negli Stati
Uniti dagli hawaianiani, non il
contrario?
MC No no... è una
cosa un po' dibattuta... c'è uno strumento africano ad una corda con
una
tecnica simile ma non è esattamente la
stessa cosa. Gli hawaiani hanno inventato un sacco di modi di
accordare le
chitarre… questa è una altra cosa interessante per me... ho scoperto
che non ci sono solo SOL o RE... quasi ogni famiglia hawaiana ha un suo modo di
accordare la
chitarra. Tra l'altro è una cosa molto segreta per loro… di
famiglia... bellissimo! Ci sono
centinaia di modi di suonare... accordare la chitarra.
GF loro usano sempre il bottleneck o la barra di
metallo o altro?
MC Hanno
iniziato a
suonare normale (senza slide) ma con l'accordature aperte... si
chiama slack
key guitar... poi hanno iniziato a suonare con una barra, un bottleneck…
GF Invece
della musica italiana ti è piaciuto
qualcosa?
Anche quella popolare, folk, qualcosa ti ha colpito?
MC No... non molto… mi piace Paolo Conte... l'ho
visto un sacco di volte... mi piace molto il suo gruppo…. una volta lo
ho visto
con 3 musicisti africani, uno al sassofono e fisarmonica… bellissimo.
GF Beh lui
ha molte
influenze jazz.
MC si lui è jazzista... canta jazz.
GF secondo
me ha un bel timbro di voce.
MC si sii!
GF diverso
da quella
impostata classica.
MC si, ho visto anche Pino Daniele un po' di
volte, quando sono arrivato. L'ho visto negli anni 90.
GF Ti
piaceva?
MC si mi piaceva il mix di musica americana,
italiana, latina… mi piace molto la musica cubana.
GF e la musica africana?
MC mi piace
molto! L'ho scoperta molti anni prima della maggior parte della
gente... c'era un negozio a Londra... in Tottenham Court Rode... un
negozio di
elettrodomestici... vicino una Università dove si sono un sacco di
africani. Uno ha portato un sacco di dischi dall'Africa e li ha
lasciati in
questo negozio… una volta sono entrato... UN SACCO DI MUSICA AFRICANA
MAI
SENTITA! era metà anni '70. Ho preso il mio primo disco del
Senegal... bellissimo, mai sentito prima. Dopo un po' ho scoperto un
African
Center in Covent Garden... dove suonavano musicisti
africani... famosi. Ci ho
visto Bembeya Jazz... della Guinea... fantastici. Era un posto
piccolissimo con 7 o 8 musicisti. Era un posto interessante perchè
era il
periodo dell'apartheid in Sudafrica ed era pieno di...servizi
segreti... un
posto incredibile.
AP Hai frequentato i sudafricani tipo Harry
Miller...Chris Mc Gregor?
MC Si. Quando ho fatto il mio secondo LP per
la PYE (records), il primo era blues,“ Oh really!?“, il secondo ho
iniziato
a scrivere canzoni... il mio produttore mi ha detto: “Vuoi usare
altri
musicisti? “ ed io gli ho risposto “Mah, forse un bassista...” e lui: “conosco io un bassista bravissimo“
era Harry Miller. Così è iniziata la mia amicizia con Harry e tramite lui con tutti i
musicisti
africani Louis Moholo, Dudu Pukwana, Feza Mongezi, Chris Mc Gregor... abbiamo
registratto insieme con Harry, Mongezi. Nel 1974 ho registrato un
disco con
Louis, Mike Osborne, Harry Miller ed altri musicisti (Life And Death
In
Paradise, ndr), c'era il piano di
fare una
tournee insieme ma io ho fatto altre cose... personali...peccato... era
un
bellissimo gruppo.
GF Hai in mente qualche progetto discografico,
prossimamente?
MC
Io? Si! Ogni giorno! (ahaha risate) anche questa mattina prima di venire qua... ho fatto un po' di
editing… due anni fa ho fatto una settimana alla Biennale di Venezia, in
Palazzo
Francese perchè cè un artista francese,
si chiama Xavier Veilhan, lui ha costruito questo padiglione (fatto come una cassa armonica in legno e tessuto, ndr),
una cosa incredibile, di legno, dentro il
Palazzo Francese... dove c'è anche dentro uno studio di registrazione
con un mixer
64 tracce, lui ha invitato i musicisti per un anno per suonare, quando
vuoi e
come vuoi. Lo studio è pieno di strumenti storici... bellissimo. Ci sono
tutti i tipi di sintetizzatori del mondo… chitarre di tutti gli anni... ha
invitato musicisti di tutto il mondo... per un giorno, una settimana,
un
mese... io sono stato una settimana... con tre musicisti: Mazen
Kerbaj... un
trombettista dal Libano... avanguardia, improvvisatore; Pat Thomas... suona il pianoforte, tastiere, un mio amico dell'Inghilterra, lui è
di
Antigua, Caribe... ed il mio amico Dr.Truna... da
Valencia... lui suona
il violoncello, anche elettronico. Abbiamo registrato per 4
giorni... un po'
insieme... ma non troppo…. Ovviamente dopo 4 giorni... ogni giorno per 8
ore... avevamo un sacco di musica, ore e ore, quando ho preso il nastro… è
impossibile sentirlo...
GF Troppa
roba?
MC troppa roba… Dopo due anni, finalmente
ho
cominciato lentamente a fare un po' di editing... questa mattina la
prima
parte... l'ho spedita a Xavier in Francia... lui ha intezione di fare
un sito
web con tute le musiche registrate durante un anno. Un bel progetto... le
registrazioni sono bellissime... il fonico anche era fantastico.
GF Tutti i generi musicali?
MC Tutto, tutto...si... la maggior parte è musica d'avanguardia.
GF In Inghilterra torni ogni tanto?
MC una volta l'anno...
GF Come
hai trovato
la situazione musicale li? Rispetto a
quando sei partito?
MC si
è diverso... molto diverso. Io ho
pensato.... sono molto fortunato per aver cominciato durante gli anni
60... era molto più facile fare musica professionale durante gli
anni 60... come qui in Italia... non ci sono soldi per la musica ora in
Inghilterra, nè posti per suonare... locali chiusi nelle città grandi e
piccole. Anche
il business è cambiato. E' interessante per me... sono usciti un sacco
di
vinili... 6 dischi negli ultimi 2 anni da piccolissime etichette
indipendenti... 300/400 copie... però li vendono tutti e subito... una
cosa
incredibile che non esisteva prima... c'erano grandi
compagnie... ci
sono ancora... c'è sempre il big business ma la musica ora è orribile.
GF Si anche perchè ormai i cd si vendono poco
perchè la musica si scarica spesso gratis.
MC Si, non vendi più niente.
AP Prima non c'era questa grande distanza tra big
business e musicista... potevi incontrare un musicista famoso e suonare
con lui... adesso chi fa parte del big business... è lontanissimo da noi.
MC Assolutamente!
AP Mentre
prima il
mondo era più o meno lo stesso… tu facevi un disco che vendeva poco ma
potevi
conoscere chi vendeva tanto…
MC C'è musica interessante ed anche molta non
interessante.
GF I tuoi
progetti
futuri?
MC Io ho
un sacco di
progetti... suono da solo, con altri musicisti... uno dei miei progetti
che
mi piace molto... suonare musica per
cinema... per i film muti.
GF Già hai fatto qualche colonna sonora... ho
letto.
MC Mi piace
molto... io credo che è possibile suonare musica molto di avanguardia
con films
molto vecchi... il contrasto è molto interessante.... perchè io penso
quando
questi film sono usciti... anni 20/30, erano molto d'avanguardia... io
voglio
fare una cosa di avanguardia con una avanguardia vecchia.... (ahahah), questa
è la mia idea... ho scoperto recentemente un film francese...” L'Inhumaine“
è fatto da un gruppo quasi tutti artisti famosi di Parigi... Legèr, per esempio, durante gli anni 20... una
storia bellissima... quasi Science Fiction... sono stato invitato da
l'Università
di Venezia l'anno scorso... durante una conferenza "La moda nel
Cinema", organizzata
da un professore inglese... la costumista di questo film era una
artista molto
famosa... tutta la scenografia è cubista ...ecc., ecc. La colonna
sonora originale del film, scritta da Darius Milhaud...è
persa, solo le
istruzioni per le percussioni esistono... Ho fatto la colonna sonora
piena di
ritmo... quasi solo ritmo... un film fantastico!
GF Ti ispiri alle immagini ed improvvisi o già
hai una idea?
MC Dipende dal film. Per esempio, in questo film il
montaggio è molto rigido....mentre il film russo “L'uomo con la
macchina da
presa“ al contrario è molto aperto, non c'è una narrativa, quasi non ci sono
parole...ed è possibile suonare una colonna sonora improvvisata... L'ho
fatto
molte volte... i film russi sono molto... Blues.
AP Hai scritto anche la colonna sonora di "Que
viva Mexico"? L'ho suonata con te...
MC Si, la colonna sonora era molto
costruita... una composizione con parti molto aperte... una big band di 13
musicisti...
GF Quindi scrivi anche la musica?
MC No, non
scrivo e
non leggo la musica...
AP Scrive
delle
strutture, delle indicazioni che permettevano al musicista di avere
ampia
libertà all'interno di una struttura elastica... in corrispondenza
con le
immagini.
MC si… una partitura grafica... ho fatte un po'
di cose così... composizioni per “Battiti“ (programma RadioRAI), abbiamo
fatto
una partitura grafica per questo... delle istruzioni.
GF Invece
l'uso
dell'elettronica nella tua musica, ho visto che abbini ad uno
strumento molto
antico, la tua National, l'utilizzo della elettronica... la app che usi
ogni
tanto...
MC come la
musica per
il film muto... vecchio e nuovo... (ahah)
GF Ti piace
questo
abbinamento...
MC
Specialmente con
questa chitarra è una cosa molto speciale... è quasi una
batteria... il
metallo, il corpo di metallo... c'è un sacco di suono dentro questo
strumento... Io ovviamente ho un sacco di dischi in cui c'è la
National... C'è un
disco di Blind Boy Fuller... per esempio... per la prima volta ho
sentito
Blind Boy Fuller usare la chitarra come una batteria... (Mike batte sul tavolo per rendere l'idea )… ho pensato questa è una cosa da investigare...
GF Riescono fuori le radici africane.
MC Uno strumento speciale.
divagando
un po'
siamo arrivati a parlare dei Cream.
MC Ieri ho sentito il disco Escalator di Carla
Bley... lì c'è Jack Bruce... la voce in questo disco è così… è
interessante come un poema, ma il
testo non ha senso, solo parole per cantare, non c'è altro
dentro... la musica
è un misto di jazz, folk blues, molto avanguardia... io penso che
questo tipo
di progetti non sarebbero esistiti senza gruppi come i Cream. Non mi
piace
molto la musica dei Cream, però è stato uno dei gruppi con idee diverse
dagli
altri... sicuramente... sulla costruzione di una canzone... penso che Jack
Bruce fosse l'intelligenza in questo gruppo... una volta io... (ride)... ho
fatto una session di registrazione con l'orchestra di Mike Gibbs, un
compositore,
c'era Jack Bruce al basso, lui è arrivato molto in ritardo... con un
sacco di
musicisti... circa 60 che aspettavano il bassista... arriva
Jack Bruce in ritardo... 5 minuti dopo entrano nello studio 2 poliziotti... ”Di
chi è questa Ferrari qua fuori?“ e
Jack Bruce chiaramente “E' mia“ e mi tira le chiavi “Spostala
per
favore“ ed io, afferro le chiavi al volo... dovevi vedere la mia faccia... ho pensato“ è una
Ferrari... ho le
chiavi... forse per la prima volta nella mia vita“(ahaha grandi risate).
AP e la hai spostata?
MC si si, ci ho fatto un giro... (ancora grandi risate).
1
Trombettista inglese dedito al jazz New
Orleans
2
A bear called Paddington ,
1958 Michael Bond
3
Rhiannon Giddens ex Carolina
Chocolate Drops “There is no other “ con Francesco Turrisi
4
Harry Miller ,
contrabbassista sudafricano, stabilitosi a Londra inizio' a suonare con
i Manfred Mann e divenne uno dei musicisti più importanti della scena
jazz , free jazz londinese , suona anche nel disco “ Island “ dei King
Crimson
5
Film del 1924 diretto da
Marcel L'Herbier
6
Film del 1929 diretto
da Dziga Vertov
ringraziamo Rocco Cedrone per averci concesso le sue foto.
“Life
By The
Drop” - Steve e Doyle
traduzione
di Gianni
Franchi.
Abbiamo
trovato su internet in oakcliff.advocatemag.com
un ricordo di Stevie Ray Vaughan e Doyle Bramhall.
Quando
uscì il singolo dall'album postumo del 1991 di
Stevie Ray Vaughan, “The Sky is Crying,” ci furono tante speculazioni,
in
quell'era pre-internet,
sul suo significato.
Quasi
ogni DJ all'epoca raccontó che “Life By the
Drop” parlava della lotta di Vaughan con la sua tossicodipendenza.
Ripulito e
sobrio dal
1986, Vaughan visse gli ultimi anni della sua vita in case di
cura per tossicodipendenti fino a quando morì nel 1990.

"Hello
there my old friend
Not so long ago it was till the end
We
played outside in the pourin’ rain
On our
way up the road we started over again"
Ma
questi DJ non conoscevano tutta la storia. Il
significato della canzone va molto oltre quello che loro
pensavano.
Vaughan
non ne era nemmeno l'autore. Un suo vicino di
infanzia, Doyle Bramhall, la aveva scritta. Bramhall era nato in West
Dallas
ed era cresciuto con Jimmie e Stevie Ray Vaughan. Erano compagni di
scuola ed
avevano suonato insieme in alcune band a Dallas e Austin. Lui aveva
scritto
“Life by the Drop” sulla sua amicizia con Vaughan.
"Up and
down that road in our worn out shoes
Talkin’
‘bout good things and singin’ the blues
You went
your way and I stayed behind
We both
knew it was just a matter of time"
Bramhall
è morto per problemi al cuore a 62 anni nel
2011. La sua vedova, Barbara Logan, racconta a Texas Monthly nel 2015
che
sebbene entrambi avessero problemi con la droga, la canzone parlava di
vivere
giorno per giorno, “one drop at a time.”
Mentre
Vaughan era in giro in tour negli stadi o
butava giù licks di chitarra per David Bowie negli anni 80, Bramhall
non aveva
raggiunto lo stesso livello di successo. .
“Doyle
non era geloso”, Logan racconta a Texas
Monthly, “Era orgoglioso di Stevie. Era un sogno che avevano avuto
entrambi, e
ora Stevie lo stava vivendo.”
Brahmhall,
batterista e cantante , scrisse con Vaughan
alcune delle sue canzoni più famose, compreso “The House is Rockin’” e
“Tightrope” nell'album di Vaughan del 1989 “In Step.”
Bramhall
ha scritto anche “Lookin’ Out the Window” e
“Change It” per l'album “Soul to Soul.”
Ha anche
registrato con i Vaughan Brothers,
l'album “Family Style.”
Ed ha a
suo nome due album di successo. Il primo “Bird
Nest on the Ground”, dal titolo di una canzone di Muddy Waters uscì nel
1994.
Ecco
cosa racconta the Fort Worth Star-Telegram
su Bramhall in una storia pubblicata quell'anno.
“Bramhall trascorse la giovinezza in West Dallas
circondato dai fratelli e parenti. Sua madre lavorava in un negozio di
alimentari dove si incontrava gente di tutte le razze: "Da un lato
della
strada ascoltavi musica Messicana, dall'altra R&B; e nel negozio di
macelleria, country and western.”
Bramhall
e Jimmie Vaughan suonavano insieme, con
capelli e vestiti alla Beatles, nella party band The Chessmen alla fine
degli anni 60. Suonarono in apertura a Jimi Hendrix quando fece un
concerto a
Dallas nel 1968. Bramhall più tardi suonò la batteria con Freddie King
e
Lightnin’ Hopkins.
Si
trasferì ad Austin nello stesso periodo dei fratelli
Vaughan e formò una band, the Nightcrawlers, con Stevie alla chitarra.
In quel
periodo scrissero la prima canzone insieme, “Dirty Pool”, che più tardi
Vaughan registrò nel suo album “Texas Flood.”
“Per me,
Stevie era unico. Non c'era nessuno come
lui. Nella sua musica riuscivi a sentire la sua onestà e la sua
anima. È
per questo che piaceva alla gente.”
Bramhall
raccontó a Guitar World prima di morire:
“Dedicava tutto se stesso e tutto il suo amore a quello che faceva. Lo
ammiravo
molto sia come musicista che come persona perché viveva la sua vita al
massimo.
Ogni volta che lo vedevo era un costante avvertimento che il presente è
tutto
quello che abbiamo.”
"No
waste of time we’re allowed today
Churnin’
up the past, there’s no easier way
Times
been between us, a means to an end
God its
good to be here walkin’"
Ricordo di un grande armonicista poco
conosciuto. di Gianni Franchi
Se
ascoltate la prima traccia di "Fathers and
sons" album di Muddy Waters del 1969 troverete
un duetto di armoniche nel brano "All aboard". Insieme a Paul
Butterfield che suona l'armonica
diatonica potrete ascoltare una grande performance con la cromatica
dell'armonicista Jeff Carp.
Dalla
maggior parte degli appassionati di Blues il suo
nome è poco conosciuto. Eppure è stato un bravissimo armonicista che ha
suonato
con tutti i grandi del Blues anche se ci ha lasciato già da molti anni.
Ci sono
poche notizie su di lui. Nasce probabilmente nel 1948 o
1950 a Chicago, studente universitario viene presto a contatto con il
blues di
Muddy Waters e forma la sua band di Blues.
Nel 1966
si unisce, con il chitarrista Paul Ashell, alla band di Sam Lay con cui
registra anche i 3 brani che vengono inclusi
nell'album "Goin' To Chicago" della Testament Records.
Il 1969
è un anno pieno
di partecipazioni ad album di grandi del Blues. Suona infatti, come
detto, in
"Fathers and son" di Muddy Waters, in "Lightnin" di Lightnin
Hopkins, "Funk" di Earl Hooker (dove canta anche), e nell'album
"If You Miss 'Im... I Got 'I'm" di John Lee Hooker con la
partecipazione di Earl Hooker di cui è diventato membro fisso della
band dopo
l'abbandono di Carey Bell.
Nel 1971
troviamo ancora Jeff nell'album di Howlin
Wolf "The London sessions" in compagnia di grandi musicisti come: Eric
Clapton, Stevie Winwood, Billy Wyman e Charlie Watts. Suona
magistralmente apprestandosi a diventare uno dei grandi dell'armonica
blues
Ma il
destino ha voluto che
Jeff, purtroppo scomparisse prematuramente nel 1973.
La sua
morte è
avvolta nel mistero, sembra che, in barca con moglie e figlia, cadde
accidentalmente in acqua e non fu mai più trovato.
In
alcuni album viene citato come Karp.
Per maggiori dettagli e informazioni su Jeff e le
sue registrazioni visitate il blog
http://thoughtsontheblues.blogspot.com/2017/02/jeff-carp-appreciation-of-under.html?m=1
Photo
credits Norman Dayton.
Malcom John Rebennac, in arte Dr. JOHN di Vito
Schiuma
“Ai
tempi c’era una legge della giungla non
scritta ed era molto semplice: avresti dovuto far fuori un altro
pianista,
batterlo al suo stesso gioco, o non avresti mai ottenuto una serata in
un
locale. C’erano delle contese in cui con una band suonavano quattro o
cinque
pianisti seduti ad un tavolo vicino al palco. Iniziava il “residente” e
dopo un
po’ il leader o il proprietario del locale chiamava gli altri. E lì che
dovevi
suonare meglio dell’altro oppure la band si sarebbe affrettata a
chiudere il brano
da un accordo all’altro.”
Fu in questo contesto, nella New Orleans
degli anni 50, che Mac Rebennack,
noto come Dr. John – the Night Tripper,
muoveva i primi passi
nel music biz, frequentando i locali per i quali suo padre riparava i
sistemi
di amplificazione. E fu questo ambiente altamente competitivo e
costellato da
pianisti come Professor Longhair, Tuts
Washington e James Booker, che lo indusse a tentare la carriera da
chitarrista. E sarebbe riuscito anche in quello se non fosse stato per
un colpo
di pistola accidentale che lo colpì ad una falange.
Politicamente New Orleans è ripartita in diciassette
Wards, ovvero suddivisioni di
quartiere, e nella Third Ward Dr.
John passa tutta la sua infanzia, in quello che per usare le sue parole
era uno
“scacchiere razziale”, in cui bianchi e neri vivevano a brevi distanze,
ma in
rigoroso distacco. Non molti decenni prima, nelle stesse strade,
avrebbe potuto
ascoltare la tromba di Louis Armstrong,
nato anch’egli in questa ward. Ancora
meno segregazione c’era per strada e nei bar. E se suo padre gli
intimava di
far entrare gli amici neri dalla porta sul retro, niente gli impediva
di
mischiarsi con le Black Indian Tribes.
Vere e proprie gang con struttura gerarchica piramidale, costituite da
neri che
tramandavano i costumi, le tradizioni, i ritmi di almeno tre
popolazioni
geograficamente lontanissime, ma ritrovatesi in Louisiana:
gli schiavi africani deportati ad Haiti e Cuba e poi
trasferiti a New Orleans, i francesi creoli e i nativi americani.
Queste gang,
che in passato non si esimevano dall’arrivare allo scontro a fuoco,
avevano
imparato proprio in quegli anni a sublimare la rivalità con la musica e
le
parate per le strade della Crescent City.
Dr.
John
era un pessimo studente e ogni tentativo dei suoi insegnanti di fargli
leggere
la musica terminava con questi ultimi che gettavano la spugna: “Tuo
figlio fa
finta di leggere, ma in realtà semplicemente riproduce quello che
sente. Ha un
buon orecchio”. Considerando che i suoi ascolti andavano dal blues
delle
radici, al bebop, passando per tutto il ventaglio di generi che con il
tempo
hanno tracciato la storia della Louisiana - stride, second-line, funk,
r'n'b,
jazz, gospel - più di un allievo di Conservatorio oggi rinuncerebbe a
saper
leggere per un paio di orecchie spugnose come le sue.
Se la storia la fanno le variabili
impazzite, nel piano blues, o meglio, nel New Orleans Piano questa
variabile
non poteva che essere un colpo di pistola partito in una colluttazione
da film
di Hollywood, nella Vigilia di Natale del 1961. La falange gli fu
ricucita e si
sottopose a terapie per recuperare la funzionalità, ma il dito restava
troppo
debole per la chitarra. Il passo più semplice per lui fu passare al
basso
elettrico in una band Dixieland con Murphy
Campo. Il lavoro non lo entusiasmava e la proposta di James
C. Booker rappresentò la svolta:
“Mac, so che sei triste.
Ascolta, ti insegnerò a suonare l’organo. Devi solo fare quello che ti
dico”.
Queste parole devono essergli suonate convincenti, visto che a
pronunciarle fu
colui che era all’unanimità considerato il migliore pianista esistente
di New
Orleans, convinto di poter insegnare la sua tecnica a chiunque. E in
effetti
Booker ebbe due soli allievi, Harry
Connick Jr. e Mac.
Booker e Mac presero entrambi a suonare nei
locali di spogliarelliste della famiglia Conforto,
club aperti 24 ore su 24, con band che si avvicendavano senza nemmeno
smettere
di suonare, in cui le uniche pause concesse erano durante i soli di
batteria.
Stralci di una prima fase della sua vita
passata a esibirsi su tutti gli strumenti di una band, batteria, basso,
chitarra, pianoforte, organo e percussioni, in cui la tossicodipendenza
era
legata a doppio filo ai ritmi incessanti dei locali e, altra faccia
della
medaglia, ad una città in cui ottenere le sostanze era facile ed
economico, uno
stile di vita che l’ha costretto a vedere tumulare più di un fratello
di palco.
“La droga non mi cambiava il modo di suonare o di scrivere, poteva
andare bene
o male. Ma sarebbe andata comunque così.” Schedato dall’età di dodici
anni, la
polizia non aveva bisogno di scuse per sbatterlo al fresco di tanto in
tanto.
Ma questa è stata la sua accademia e non sono solo i 6
Grammy Awards e l’inclusione nella Rock and Roll Hall
of Fame a dargli ragione.
Mac
Rebennack è stato il condensatore della
musica di New Orleans, in un periodo in cui il rock‘n’roll tendeva a
snellire e
semplificare e la musica dei nativi era relegata alla rilevanza della
musica
etnica, Dr. John fondeva tutte le sue esperienze e già dal debutto, con
l’album
Gris-Gris (1968) registrato ai Gold
Star Studios di Los Angeles,
prodotto da Harold Batiste e pubblicato dalla Atco Records,
mostra la propria visione di New Orleans
psichedelico, con atmosfere voodoo/tribali e le radici ben salde nella
clave.
Considerato da Rolling Stone tra i
migliori album di sempre.
Una sterzata netta verso New Orleans e un’interpretazione
moderna del rhumba blues e dei ritmi del Martedì Grasso è segnata
dall’album Dr. John’s Gumbo (1972) con tracce che
reinterpretano classici come “Iko iko”,
“Big Chief”, “Junko partner”, “Stack-A-Lee”.
Cito
solo questi due ascolti per chi vuole
farsi un’idea dell’importanza di Dr. John per il funk e il New Orleans
Piano.
Oltre trent’anni passati in studio e nelle band dei principali artisti
della
scena rock e blues degli States, senza mai tralasciare i pilastri di un
passato
ingombrante, per arrivare a fondere tutte le tradizioni e dare vita ad
un
genere a sé stante, caratterizzato da una propulsione ritmica
incessante, una conoscenza
enciclopedica delle strutture e delle forme blues e, tuttavia,
reinventata da nuove sezioni armoniche e trame tematiche secondarie,
arrangiamenti
che mettono in bella mostra le vere bocche di fuoco della città, gli
ottoni, in
un tempo in cui si tendeva a elettrificare tutto.
Se è vero che Dr. John è stato l’artefice
impareggiato di uno stile personalissimo, anche nella scrittura dei
testi - irriverente
verso una società poco attenta alla spiritualità, ma allo stesso tempo
senza
vergognarsi del proprio passato burrascoso - è altrettanto vero che la
base di
partenza è stato un livello musicale stratosferico. Basta togliere un
po’ la
polvere da dischi introvabili come Dr.
John plays Mac Rebennack (1981, Clean Cuts) e, ancora di più, All by hisself: Live at the Lonestar (1986)
per rendersi conto che non basterebbe un’intera vita per apprendere
tutto il
bagaglio musicale che era in grado di sciorinare in pochi brani. Mentre
la sua
mano sinistra detta tempo e ritmo, disegnando sofisticate linee di
basso in
grado di reinventarsi ad ogni giro, la mano destra emula i ritmi
fluttuanti di
percussioni, alternati a fraseggi di intere big band. Il pianoforte
sembra
letteralmente colorarsi sotto i colpi di obbligati e armonizzazioni
inusitate e
senza paragoni nel blues, che vanno dalle sostituzioni alla
riarmonizzazione
continua di derivazione gospel sulle linee di basso che la mano
sinistra,
dotata di cervello proprio, prosegue con la massima disinvoltura.
Insomma Mac
in piano solo sembrava dire “Non ho una band? Non c’è problema, ho
dieci dita e
una voce inconfondibile”.
Malcom
John Rebennack,
in arte Dr. John, scomparso lo scorso 6 giugno, è stato un
rivoluzionario
silenzioso, in completa controtendenza con i propri tempi, pur con un
sound
moderno e innovativo, e ha rappresentato un punto di riferimento per la
scena
blues mondiale per artisti come Eric
Clapton, Etta James, B.B. King, Earl King, Frank Zappa, nonché per
una vera
e propria scuola di pianismo New Orleans di tutto il mondo come Jon Cleary, Tom McDermott, Davell Crawford,
Tom Worrell, Joshua Paxton, Dom Pipkin, Jan Luley, Max Lazzarin.
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