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Intervista con Gregg Allman  di Alan Paul. Traduzione ed introduzione di Gianni Franchi.

Pubblichiamo una lunga ed interessante intervista del giornalista e scrittore Alan Paul con Gregg Allman, storico cantante e leader degli Allman Brothers Band recentemente scomparso. Alan Paul, grande conoscitore e fan degli Allman, autore del libro "One Way Out: The Inside History of the Allman Brothers Band", realizzò questa intervista nel 2015 per il Wall Street Journal in occasione dell'uscita del live CD “Back to Macon. GA“.
L'intervista è fatta in una atmosfera informale tra due persone che si conoscono bene da tempo con Gregg che spesso divaga dalle domande che Paul gli pone, ma allo stesso tempo si apre su argomenti anche molto personali.
Grazie ad Eric Daniel per l'aiuto nell'interpretazione di una frase difficile da capire pure per un americano.



AP: La band suona davvero forte e gli arrangiamenti del nuovo album sono eccellenti.

GA: Grazie! Sono davvero contento di questo lavoro. Scott [Sharrard, chitarrista e direttore musicale] sta facendo un ottimo lavoro. E penso che ora sia ancora meglio che nel disco perché  ho cambiato tre elementi e mi sarebbe piaciuto se avessero partecipato al cd. Il pianista che ho ora è Pete Levin, che è.... oh man! Meglio di Leon Russell e Billy Preston. E' un diavolo di suonatore di  Hammond, lo utilizza quando io suono la chitarra.
E ho avuto la fortuna di avere il sax tenore e il trombettista della vecchia band di Bobby Bland. E come  suonano, man! Arthur Edmaiston al tenore e Marc Franklin alla tromba... e, man, suonano! Sono gli arrangiatori della sezione fiati. Tutti e tre i miei fiatisti - Jay Collins che è con me da un po' - sono arrangiatori, questo rende la comunicazione tra loro e con me spettacolare. Non puoi chiedere di meglio.

AP: Bobby Bland era uno dei tuoi veri idoli.

GA: O yeah!

AP: Allora, cosa significa avere alcuni dei suoi musicisti nella tua band?

GA: Tutto! [Ride] io li sto sempre inseguendo e facendogli domande. "Come faceva questo Bland? Che cosa ha fatto in proposito? "[Ride] Mi dispiace, ma quando si tratta di Bobby Bland, diavolo! sono uno dei suoi più grandi fan. Ho la sua intera collezione nella mia Vette.

AP: Cosa ti colpiva così tanto di lui?

GA: Non aver preso nulla da Ray, che è il sommo sacerdote, infatti  i due mentori o idoli di Bland erano Nat King Cole e Perry Como. Man,
lui era un crooner. Aveva studiato Jerry Butler e persone simili, specialisti delle slow song, versione maschile di Sade. Musica per fare l'amore queste cose di Bland mi hanno colpito profondamente. E la band Joe Scott che lo accompagnava; Si parla di un'orchestra! Joe Scott ha arrangiato alcune delle canzoni più incredibili.
La mia fidanzata ha quasi 27 anni. Quando l'ho conosciuta, era già andata a documentarsi su artisti come Bland, Muddy, Howlin Wolf, Little Walter, Sonny Boy e ho pensato: "man, è strano per una bambina di 23 anni". Questa è stata grande parte dell'attrazione tra noi, una grande parte. Da allora, le ho fatto conoscere un sacco di altra vecchia roba e vecchi film, Basel Rathbone e Sherlock Holmes, ed è stato così divertente.
Ma tornando alla band... quello che ci ha messo veramente il fuoco, e ci sono voluti circa sette anni e mezzo per trovare tutti quei ragazzi, è stato Marc Quinones, e anche il mio bassista Ronny Johnson, che è di New Orleans. Lui risiede qui, ma non è nato qui.

AP: E in che cosa Marc ha fatto una tale differenza?

GA: Beh, inietta nuova linfa nella band, qualunque genere di musica stai suonando. E ho trovato Stevie Potts, anche lui da Memphis, lui è una dinamo, ha gli avambracci come Popeye. Infatti, questo è quello che io chiamo tra lui e Quinones e Ron Johnson, the Witch Doctor. Ha sempre questi piccoli gadget che ti fissano, questi rimedi domestici e giuro che funzionano, ma questa è un'altra storia intera. Tra i tre, oh Signore, man! Facciamo delle cose che ti fanno muovere ogni parte del tuo corpo o c'è qualcosa che non va in te. È così che succede anche con Sly Stone, man, voglio dire, Dio che genio era quel tipo. Sly e la Stone Family che era, man... voglio dire... come on!

AP: Suoni canzoni di  Ray Charles e Wilson Pickett su questo nuovo album. Ti senti come un erede di questa grande tradizione?

GA: Beh, non lo so. Non do molta importanza a queste cose. Non mi fraintendere: sono grato per ogni disco d'oro, Grammy e ogni buona recensione che ho ottenuto. L'amo, ma sono così preso da quello che sto facendo che tutto il resto viene dopo.

AP: Ho appena ricevuto questo bel premio BMI, il primo premio per la scrittura di una canzone che penso di aver mai ottenuto. MI hanno premiato a Las Vegas, c'erano 3.000 persone lì e questo significava che lavoravano per la BMI da qualche parte e avevano fatto tutta questa cosa per me... ero nervoso come una puttana in chiesa! Ti sto dicendo, man,  mi hanno dato questo splendido riconoscimento per il mio songwriting, questa grande premio di marmo nero con questo bel design d'argento. Wow, era così incredibile. E quello significava molto per me, perché, come ho detto, non mi ricordo di aver ottenuto molti premi per la scrittura di canzoni.

GA: Per quanto riguarda la mia eredità, non so se dopo che sarò morto mi metteranno la, con Ray e Bland e Stevie Wonder e Muddy. Sono i miei eroi e se lo fanno, sarei certamente onorato. Voglio dire, davvero onorato. Ma se non lo facessero, ho comunque fatto la mia parte, ho provato a perfezionare qualcosa - molte cose. La scrittura di canzoni è una tale avventura. Ti ci perdi. È come filmare un film ma 10 volte più veloce. E se non avessi mai ottenuto quei tipi di riconoscimenti, non avrebbe importanza perché ho avuto modo di suonare con tutte queste persone che ho citato, tranne Howlin Wolf.

AP: E ora B. B. King se ne è andato, è una grande perdita.

GA: Oh, è vero. Lo conoscevo così bene. Mamma lo conosceva. Ha cenato a casa nostra una volta, a casa di mia madre. Mi sembra ancora di vederlo quei giorni quando usciva dal camerino e lo salutavo  e lui che mi diceva: "Cosa combini, ragazzo? Sai come si sentirebbe la tua mamma se sapesse che stai prendendo tutta questa roba. "E  io gli rispondevo: "No, no, B. Tutto ok". Questo succedeva quando bevevo pesante e lui, sapendolo, cercava di farmi ragionare su questo.

AP: Da giovane ragazzo entusiasta di incontrare e suonare con i tuoi eroi, ora ti ritrovi ad essere un'interprete importante del blues. Senti l'obbligo di continuare a portare avanti questa tradizione?

GA: Assolutamente, e perfezionarla sempre di più. Più la mia band e io siamo insieme, con i nostri strumenti, e più riusciamo ad essere 'più raffinati, più sofisticati e con un po' più di pepe al culo, allo stesso tempo siamo rilassati e pronti a  jammare in qualsiasi momento.

AP: Cosa senti di differente tra la Gregg Allman Band rispetto "l'altra band"?

GA: Cerco di mettere tutto in me in quello che sto facendo. C'è una grande differenza tra la mia band e gli Allman Brothers. Gli Allman Brothers dopo mio fratello non hanno mai avuto un capo o un punto focale. Qualcuno che ti dice "Vai o Fermo!". Che dice,"ragazzi, prendete gli strumenti, ora si prova". E tutti si muovono.
Ora cerco di non fare mai più di 5 ore di lavoro , perché non mi fido del mio cervello una volta che sono stanco. In 5 ore, ora la mia band impara 8 canzoni, facilmente, e fratello, che Dio li benedica. Ci sediamo, ci diciamo tutto quello che dobbiamo, mangiamo, fumiamo, "Come va la famiglia?" E' come, "Hey ragazzi, suoniamo."
Il mio amore per suonare è ancora lo stesso come se avessi 24 anni. Mi piace tanto suonare e lo apprezzo e lo capisco molto meglio ora. Ho scelto dei ragazzi da cui posso imparare.

AP: È molto interessante.

GA: Si si. Come quando il pubblico sta per arrivare, c'è una sola cosa da fare ed eccoci qua.

AP: Ma sembra che il primo a cui piace sia tu stesso.

GA: Sto cercando di superare l'ultima esibizione, perfezionarla, per renderlo meglio dell'ultima volta che abbiamo suonato. E sì, se riesco a impressionare quei ragazzi, bene, perché sono loro che spesso impressionano me, specialmente i fiati e Quinones. Quel ragazzo è una cosa speciale.

AP: Ti piace molto suonare con una sezione fiati. E gli Allman Brothers ne hanno quasi avuta una nel 1970.

GA: Sì, è quello con cui abbiamo iniziato Duane e io. Non so se conosci bene la spiaggia di Daytona, ma alla fine della strada principale c'è un molo che esce nell'oceano e c'è una casa alla fine, un piccolo edificio ad un piano. È una grande sala da ballo ed è qui che io e Duane abbiamo imparato a suonare, proprio lì. Abbiamo imparato a suonare in una band chiamata Houserockers e gli Untils.
Gli Houserockers erano la sezione ritmica: pianoforte, basso, batteria, e avevamo due fiati. Avevano solo bisogno di un chitarrista così io e Duane abbiamo suonato alternandoci ogni notte. Avevo 14 o 15 anni, probabilmente le estati più incredibili della mia vita. Stare in spiaggia tutto il giorno e suonare tutta la notte. E guadagnare $ 7 a notte... Hey, hei, sono un professionista! Non tentare nemmeno di parlare con me. [Ride] Ero così orgoglioso di essere pagato per suonare ogni giorno. 

AP: E tua madre vi ha sostenuto molto

GA: Sì. Viene tutto da li. Pensa che due mercoledì fa compiva 98 anni.

AP: Wow. Dio la benedica.

GA: Già, ora è un po' lenta. È dura, ma è nata nel 1917. Andava a scuola su un mulo. Su un mulo! Ha visto tante di quelle cose in tutto questo tempo, ed era parte degli Allman Brothers fin dall'inizio.

AP: Stai suonando molte più canzoni degli Allman Brothers ora con la tua band, da quando questi non esistono più. Ti senti come se volessi tenere vive queste canzoni?

GA: Beh, forse ne suono un o due più di prima. Faccio alcune di quelle che ho scritto per gli Allman Brothers e faccio "Southbound" scritta da Betts e "Soulshine" da Warren Haynes ed annuncio i loro autori.
Sì, e ho pensato che fosse molto commovente annunciare Dickey. perché è una buona canzone ed è giusto gli sia accreditata, sai. Non lo vedo da molto tempo ma sai cosa dicono: il tempo guarisce.


AP: Quindi saresti disponibile a vederlo adesso?

GA: Sì, certamente. In tour comunque. Mi piacerebbe suonare di nuovo con lui.

AP: Quindi stai dicendo che...

GA: ... solo per una jam! Sono sistemato abbastanza bene con  i chitarristi, ma mi piacerebbe rivederlo.

AP: Era una parte molto importante della tua vita e probabilmente avresti cosi la sensazione di chiudere un cerchio.
Si questo lo potrebbe fare! Avevamo i nostri alti e bassi e avevamo tutti i nostri demoni. Avevamo i nostri problemi, i nostri dentro e fuori e le nostre emozioni pubbliche. Ma questo è ormai alle nostre spalle. Perdonare e dimenticare. Non c'è niente di sbagliato.
“These Days” è  una canzone speciale per te. Come è stato suonare con  Jackson al concerto tributo? Penso che la sua presenza fosse un vero e proprio momento speciale per te? (Jackson Browne,
ndt.).

GA: Oddio! Ti dico. Hai fatto centro, man. Lo abbiamo suonato alla prova la prima volta e mi ha subito commosso. Poi siamo tornati nei camerini e abbiamo parlato e parlato per 3 o 4 ore. Poi sono tornato in albergo mi sono dato una rinfrescata, ho mangiato un po' e sono tornato e penso che abbiamo fatto "These days" per prima e "Melissa" come seconda canzone, sul terzo versetto  ho guardato verso di lui ed aveva una lacrima negli occhi. Ho pensato: "Non cominciare Jackson. Cosi' farai piangere anche me. E' stato bello vederlo di nuovo. Wow. I tuoi vecchi amici sono così speciali. Anche se non li hai visti per 8 anni appena sei di nuovo insieme, è come fosse ieri.

PA: L'altra persona che mi ha molto colpito è Sam Moore che interpretava "Please Call Home".

GA: Sono venuti  alla prove e hanno detto: "Devi vedere questo". Don Was mi ha  detto, "Devi sentire Sam Moore e io lo ho fatto".

PA: Sentire qualcuno come Sam che reinterpreta una tua canzone rende ancor più valida la tua scrittura.

GA: Oddio. Per non dire poi che ha 81 anni, mi sono sempre chiesto: "Dio, come sarà quando avrò 70 anni?" Beh, puoi anche avere l'artrite nelle mani e non essere in grado di suonare bene e veloce, ma, Man, lui canta ancora molto bene, forse anche meglio di prima. Oh, man!
In realtà dopo ho avuto l'idea di provare con la mia band "When Something is wrong with my baby", che Sam che canta da solo e penso che la stiamo per imparare. Non è facile da cantare. Devi davvero chiudere gli occhi e entrare nel brano e sanguinare veramente. È uno di quei…
Hey, hai sentito questo nuovo ragazzo Sam Smith? È qualcosa di speciale. Mi piace veramente e vorrei registrare qualcosa con lui.

AP: Mi hai detto anni fa che avresti suonato la chitarra elettrica sul palco. Hai cambiato idea?

GA: Il modo in cui suono è, suonare bene e funky. Ad esempio, prendi "One Way Out". Ci sono molti solo in questo brano. Un solo di uno dei  fiati, poi uno di pianoforte, poi di chitarra. Quindi hai 8 strumenti che supportano un solista, quello che fanno questi 8, ciò che queste persone fanno, è quello su cui mi concentro e tutte le parti si adattano come un puzzle. È così che hai il groove. E' importante anche il tempo della canzone. Alcune canzoni basta rallentare solo un pelo ed hai ottenuto il tuo scopo, all'improvviso cominci a muoverti a tempo di musica e Man, allora ci sei.
Alcune persone che fanno canzoni di Muddy Waters o Howlin Wolf le accellerano troppo e le rendono troppo dure. Dovresti rilassarti quando suoni quella roba. Sai loro erano rilassati. Probabilmente avevano una mezza pinta di whisky in loro. [ride]

AP: È l'arte di suonare intensamente ma rilassati.

GA: Giusto! Ecco perchè questa cosa di suonare col click non mi piace, mi annoia. Perché una canzone respira, man. Può tecnicamente rallentare e velocizzare - non tanto ma si può. Quando si passa ad un bridge di una canzone, wham, bisogna suonare con intensità e si potrebbe aumentare di un paio di bpm. Basta respirare un po'... questo batterista che ho ora... man, posso contare troppo in fretta o lentamente ma riesce sempre ad adattarlo e farlo al meglio. E' quello che fa lui, far suonare la band al meglio, alla velocità giusta.

AP: Hai cambiato le parole in "Ain’t Wastin Time” da “leave your mind alone and just get high” in “leave your mind alone and just get by”  È difficile cantare quelle parole originali dopo tutto quello che hai passato?

GA: Sì. ho superato quei momenti, grazie a Dio. Dovresti lasciare la mente da sola e tutto andrà bene. Non devi per forza essere “su di giri” e non voglio sollecitare qualcuno a farlo.

AP: Quale è la cosa più importante della tua vita che è stato male interpretata? Cosa diresti al mondo avendo questa grande opportunità?

GA: Beh, penso, sai... beh, non so se voglio entrare in questo, ma penso che quando hanno fatto la stampa finale del mio libro sono stati un po' pesanti sul... beh, hanno fatto di me un seduttore senza scrupoli. Penso che sono stati un po' troppo duri. La gente ha già l'idea che i musicisti siano sesso, droga e rock and roll. Come la vecchia battuta, "Qual è la differenza tra un maiale e un musicista? Un maiale non si scopa nessuna“.
Sono davvero molto esigente e c'è voluta tutta la mia vita fino ad ora per incontrare la mia Melissa, era un sogno impossibile da quando avevo 17 anni nel 1967. Ora sono impegnato a sposarmi. La maggior parte delle persone ha l'idea che la canzone “Melissa” riguardi mio fratello - che lui sia lo zingaro di cui parla - ma invece parla di me (la canzone Melissa incisa dagli Allman Brothers nel 1972 nell'album “Eat a peach” fu scritta da Gregg molti anni prima, nel 1967 circa, era una delle canzoni preferite di Duane e fu suonata in suo onore da Gregg anche al suo funerale nel 1971. Gregg sposerà la sua compagna Shannon nel 2017,
ndt).

AP: Il termine zingaro (gipsy) ricorre spesso nei tuoi testi.

GA: Si. Devi essere molto zingaro nella tua anima se vuoi fare 306 serate come abbiamo fatto nel 1970. Devi volere viaggiare.

AP: E non ti si mai stancato di viaggiare, giusto?

GA: Questa è la mia parte preferita, il viaggio. No, la musica è la mia parte preferita, in realtà, ma amo il viaggio.

AP: E hai visto il mondo da dietro il tuo organo.

GA: No non proprio, hanno appena aperto un ristorante e bar BB King a Mosca e sto morendo dalla voglia di andare a vederlo. E ho un sacco di mail da fan in Brasile e Argentina. Il clima freddo... non credo di aver mai suonato a Beacon dove ho avuto una specie di bronchite, mi piacerebbe andare in Sud America e incontrare quelle persone che mi scrivono lettere.
Vorrei andare in ogni posto dove come Allman Brothers non siamo stati. Siamo andati in Europa solo 3 volte in 45 anni. Non era colpa nostra. Il nostro agente sapeva che potevamo fare una certa somma se suonavamo ovunque tra Atlanta e New York, anche se effettivamente nella costa occidentale ne avremmo fatto solo metà. Non lo so. Forse pensavano che saremmo stati solo un fuoco di paglia.
Dopo che gli Allman sono finiti, sono andato con CJ Strock, che era l'agente di Jonny Podell. Aveva lasciato William Morris e sono andato con lui e così anche Jaimoe. Man, la vita è molto meglio. CJ è un uomo buono. È il migliore, man.

AP: Hai avuto molti problemi di salute dal momento del tuo trapianto di fegato nel 2010. È bello vederti ora con un bell'aspetto che suoni alla grande.

GA: Beh, ho cominciato a mangiare senza glutine e prendo succhi di verdure ogni giorno, saresti stupito di vedere quanto ti fanno bene.
Bill Evans, il sassofonista è stato per un periodo a casa mia, stava facendo un disco con la sua band - immagina un gruppo jazz con il banjo - niente male!
Siamo andati al mio studio, per la prove. Poi siamo stati allo SCAD [Savannah College of Art and Design] e abbiamo usato uno dei loro studi. La prima volta che sono entrato in uno studio e non c'era una macchina per registrare. Dissi: "Aspetta un minuto, siamo nel posto sbagliato". E un tipo mi ha detto "no, non è sbagliato" avevano un grande Mac posto sul mixer. Abbiamo fatto tutto con Pro Tools. Si potevano fare tagli ovunque. Roba da pazzi .
Ma Bill continuava a dirmi: "Ho bisogno di un succo, mi puoi fare il succo". Penso che me lo ha detto almeno 100 volte. Due giorni dopo che è partito, arriva un corriere Fed Ex che lascia questa grande scatola sulla mia porta di casa,  un grande spremiagrumi da 23 HP, un regalo da parte sua. Tu bevi i succhi? Dovresti provarli, amico. Voglio dire, dovresti veramente provarlo. Dopo solo sette giorni, vedrai che energia.
Digerisco molto meglio da quando mangio senza glutine. Ora non mangio mai un pasto e poi penso "oh Dio, devo fare un pisolino".

AP: Avete in programma di registrare nuovamente?

GA: Dovrei fare un disco con Don Was negli studi Muscle Shoals con la mia band quest'inverno. Stiamo vedendo alcuni brani. Avrei sempre voluto fare un disco con il titolo, "All Compositions By...". Ma non credo di essere pronto e sono ansioso di registrare con questa band.
Ho sempre voluto registrare ai Muscle Shoals. Li non devi fare altro che concentrarti e fare grande musica. Non torno lì dal 1968 quando avevo 18 anni, registrammo un medley di BB King. Abbiamo intenzione di andarci in dicembre. Rimanete sintonizzati.
Vedi: http://amzn.to/1CIp6qV  - http://alanpaul.net/2017/06/complete-2015-interview-with-gregg-allman/


"Early Blues (The first stars of blues guitar)" di Jas Obrecht  a cura di Gianni Franchi
 
Voglio presentarvi un lavoro, già uscito da qualche tempo, dedicato alle radici del Blues e precisamente "alle prime stelle della chitarra blues". Così recita il sottotitolo del bel libro "Early blues" di Jas Obrecht, giornalista, autore di vari libri ed editore di Guitar Player.
Obrecht in questo lavoro di circa 250 pagine, esamina la vita e le registrazioni di alcuni dei più importanti chitarristi degli albori del blues, musicisti la cui influenza è profonda ancora ai giorni nostri.
Il racconto è infatti arricchito da molte citazioni di musicisti molto conosciuti come ad esempio B.B. King, Ry Cooder, Jorma Kaukonen, che raccontano l'importanza di questi antichi eroi per la loro musica.
In questo libro Obrecht focalizza l'attenzione su un gruppo di artisti che incisero negli anni 20 riscuotendo successo ed influenzando tutte le successive generazioni di musicisti.
Erano generalmente uomini di umili origini, molti di loro erano ciechi e giravano il sud degli States suonando nelle strade e nelle chiese, e la chitarra era lo strumento perfetto da portarsi dietro per raccontare le loro storie. Ognuno ha sviluppato una tecnica molto personale sulla chitarra, che sia slide, 12 corde, con accordatura aperte o standard.
Le loro canzoni ancora oggi sono parte del repertorio di tanti bluesmen famosi e non.
Il libro ci accompagna attraverso le storie di questi uomini, dal poco conosciuto Sylvester Weaver, il primo chitarrista blues ad incidere un disco (Guitar Blues 1924), a Papa Charlie Jackson con la sua chitarra banjo, al più famoso Blind Lemon Jefferson, passando per il "sofisticato" Blind Blake, fino alle 12 corde di Blind Willie McTell ed alle canzoni piene di storie religiose di Blind Willie Johnson (la cui "Dark was the night, cold was the ground" è stata spedita nello spazio nel 1977 con il Voyager 1 come esempio di Earth music, insieme a Mozart e Beethoven).
Il libro prosegue con Lonnie Johnson, uno dei più completi ed eclettici chitarristi di questa generazione, a suo agio sia con il jazz che con il blues che continuò tra alti e bassi la sua carriera fino agli anni 60.
Gli ultimi due bluesmen raccontati da Obrecht sono Mississippi John Hurt, attivo dagli anni 20 e risorto a nuova fama con il folk blues revival negli anni 60, e Tampa Red "the guitar wizard" uno degli artisti più importanti  per l'evoluzione dal country blues al blues elettrico e fondamentale per il Chicago Blues.
Purtroppo non esiste traduzione in italiano del libro e quindi la lettura non è facilissima per chi non mastica bene l'inglese ma la narrazione è molto interessante, piena di aneddoti e citazioni da parte di musicisti contemporanei, notizie storiche e riferimenti alla tecnica dello strumento da parte di uno che di chitarra se ne intende e ne sa scrivere molto bene.
Una lettura fondamentale per conoscere od approfondire la conoscenza sui primi eroi della chitarra blues.
Il libro è reperibile facilmente su Amazon.it



Mr Charters, Joseph Spence ed il blues dei Caraibi  di Gianni Franchi

Samuel Charters, morto nel 2015 in Svezia ad 85 anni, è stato uno dei più grandi studiosi della musica popolare americana, autore di molti libri sul blues. Il suo “ The Country Blues “ (1959), uno dei testi fondamentali del genere,  era accompagnato da un album dello stesso titolo della Folkways in cui raccoglieva 14 canzoni prese da vecchi 78 giri con artisti come Robert Johnson, Sleepy John Estes, Blind Willie Mc Tell, che, all'epoca, non erano ancora molto conosciuti dal grande pubblico. Un disco che influenzò fortemente molti artisti rock degli anni 60 (come Dylan, gli Allman Brothers, che ripresero alcuni dei brani inclusi nella compilation) e diede vita al movimento di riscoperta del blues e folk negli anni 60. Charters racconta: “Mi rendevo conto che c'era un enorme lavoro da fare ed eravamo in pochi a farlo così volutamente; nel libro esagerai un po' sull'aurea di mistero di alcuni bluesman invitando i lettori ad aiutarmi a trovarli. Non avrei mai creduto di trovare dopo qualche anno dei ragazzi che veramente stavano cercandoli nel sud, riportando in molti casi in auge le loro carriere.”

Ancora racconta Charters in una intervista con Matthew Ismail: “Per me, scrivere sulla Black Music è il mio modo di combattere il razzismo. Ecco perchè il mio non è un lavoro accademico ma soltano di divulgazione. Voglio che la gente ascolti la Black Music“. Una dichiarazione che non possiamo che condividere.

Lo stesso Charters, fu autore di numerose registrazioni di artisti folk sul campo, molte pubblicate dalla Folkways. Fin da giovane, appassionato di Jazz, Charters pian piano si innamorò del Blues e inizialmente partì in giro per gli States alla ricerca di notizie su Robert Johnson e Blind Willie Johnson. Ma la storia che vi vogliamo raccontare riguarda una delle sue registrazioni più importanti, finita sempre su un album della Folkways che portò alla conoscenza del mondo un artista straordinario, non un bluesman del Delta ma un eccezionale chitarrista delle Bahamas. 

Nel 1958 Charters infatti decise di ampliare le sue ricerche e con la seconda moglie Ann Danberg viaggiò nelle Bahamas dove, nell'isola di Andros, fece una delle sue più importanti scoperte, Joseph Spence. Nell'insediamento di Fresh Creek, una zona abbastanza povera dell'isola, un giorno incontrò un chitarrista che suonava per intrattenere degli uomini che lavoravano. Sentendo una musica così ricca, da lontano, gli sembrava di sentire almeno due chitarristi ma, con sua grande meraviglia era tutto nelle mani e nella chitarra di Joseph Spence. Il chitarrista, nato vicino Nassau, aveva 48 anni, aveva lavorato molti anni come raccoglitore di spugne, manovale e scalpellino, ed aveva vissuto anche un periodo nel sud degli States.

Come molti altri chitarristi dell'isola usava una chitarra con accordatura standard ma con la corda più bassa accordata un tono sotto in RE invece che in MI.

Racconta Charters nel suo libro “The day is so long and the wages so small“: “Seduto su una pila di mattoni c'era un uomo che suonava la chitarra. C'era così tanta musica, una cascata di note…” In tutti gli anni di registrazioni che da allora ho fatto, di tutti i chitarristi con cui ho lavorato, Spence rimane sempre uno speciale. Suonava semplici melodie popolari, inni, ma li usava come basi per estese variazioni ritmiche e melodiche. C'erano spesso due diversi ritmi che si incrociavano l'uno con l'altro contemporaneamente, con la melodia che spostava le armonie in altre direzioni. Spesso mi sembrava che improvvisasse con le corde basse, medie ed alte nello stesso tempo. Alcune volte queste improvvisazioni colpivano talmente gli ascoltatori e lo stesso Spence in una maniera così eccitante che lui smetteva per un attimo di suonare e gli uomini di lavorare.“

Alla fine Charters cominciò a parlarci e lo invitò a suonare per lui presso il portico della casa dove risiedeva, per essere registrato. Cosi, seguiti da un gruppetto di persone e bambini, Charters, la moglie Ann e Spence, si diressero verso la loro abitazione. Una volta iniziato a suonare, Spence continuò per un ora fermandosi solo tra un brano e l'altro per scherzare con le donne presenti. I suoi brani erano principalmente lunghi pezzi strumentali solo dopo la richiesta di una donna anziana improvvisò un brano cantato, con la maggior parte delle parole incomprensibili, più un mugugno che un vero canto. Racconta ancora Charters: “Di solito i musicisti che improvvisano lavorano principalmente su brevi frasi e patterns che ripetono più volte. Spence era uno di quei pochi musicisti che io ho conosciuto che poteva estendere una idea attraversando più chorus, tanto che gli ascoltatori trattenevano il fiato per vedere dove portava questa nuova linea melodica.” contina Charters: “Era così abile da suonare anche ritmi in 3 come 3/4 o 6/8 sulla base in 4/4 del brano, una cosa che molti abili improvvisatori riescono a fare, ma Spence era l'unico che io abbia visto che poteva suonare in 4/4 sulle note basse ed in 3/4 sulle note alte nello stesso tempo. Oltre alla sua grande creatività aveva un senso del ritmo caraibico così inseriva sempre sincopi in tutto quello che suonava (nda. lo spostamento dell'accento ritmico nella battuta da un tempo forte ad esempio in battere ad uno debole).

Racconta ancora Charters che in quell'ora seduto sul portico a suonare, con la pipa in bocca ed una bottiglia di rhum vicina, con un circoletto di persone intorno che urlava e rideva, suonò quasi tutto il repertorio che faceva parte della tradizione folk delle Bahamas, come se avesse già programmato questo piccolo concerto. Quando decise che aveva suonato abbastanza, posò contro un muro la chitarra e si mise insieme a noi ad ascoltare quello che avevamo registrato, ridendo e scuotendo la testa quando ascoltava qualcosa che gli sembrava interessante e facendo commenti con la gente intorno. Dopo quel giorno non lo abbiamo più visto ma ci hanno raccontato che era tornato a Nassau per lavorare come muratore.

L'album che ne seguì, “Music of the Bahamas Volume 1: Bahaman Folk Guitar”, fu realizzato dalla Folkways Records nel 1959 e recentemente ristampato come parte delle celebrazioni per il settantesimo anniversario dell'etichetta. Suscitò negli appassionati in USA un grande clamore tanto che racconta Charter, continuò, dopo la sua uscita, a ricevere moltissime chiamate da gente che gli chiedeva dove avesse trovato questo musicista così bravo. L'improvvisa notorietà portò a Spence altri appassionati che andarono a trovarlo nell'isola per registrarlo e dopo l’incisione di un paio di album fece anche un tour negli Usa ed un terzo album in studio nel 1973 “Good Morning Mr. Walker,” per la  Arhoolie Records. Molti musicisti nel mondo citano Spence per l'influenza che ebbe sulla loro musica come Grateful Dead, Taj Mahal, Mike Heron (Incredible String Band), Ralph Mc Tell, John Renbourn, Ry Cooder. Da alcuni Spence è stato definito il Thelonius Monk del folk e fino la sua morte nel 1984 a 76 anni, continuò a girare e suonare per gli Usa incontrando tutti i musicisti ed appassionati che lo andavano a vedere. 

Ascoltando la sua musica, oltre alla particolarissima tecnica strumentale si può sentire il fluire delle sue tante influenze musicali, delta blues, calipso, gospel, jazz, e mille altre cose. Su brani come “Coming in a wing and a prayer”, del citato album della Folkways, si può ascoltare il suo modo stranissimo di cantare alternato a poche strofe di testo tutta una serie di mugugni, grugniti e parole incomprensibili.
In alcuni punti mi ricorda molto alcune cose acustiche di Taj Mahal , che come abbiamo detto lo aveva ascoltato e studiato. In “I'm goin to live that life“ si cimenta in una specie di talkin blues che a tratti diventa una specie di rap.
Insomma un artista dalle mille sorprese. Da ascoltare.

La musica di Spence è disponibile anche su Spotify.
https://open.spotify.com/album/3ue7e2mhm0ivNt4cQE2s8l?si=JyCz6pXIR6W69LRwqOzytA


 

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