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NEI VICOLI DEL BLUES
  rassegna di cultura e musica Blues - O’Sullivan’S Irish Pub - Napoli

Questa nuova iniziativa culturale di Spaghetti & Blues è stata ideata da Angelo Blues Agrippa appassionato di blues e promoter di ‘Spaghetti & Blues’ per la Campania. Angelo nasce a Napoli nel ’55, da giovane è stato uno dei figli dei fiori più “fioriti”, portava i capelli lungi, i pantaloni a zampa d’elefante e l'orecchino (quando non era una moda). Racconta di se Angelo: "Sì, mi vestivo a 'Resina' (mercato degli stracci ), facevo parte dell'esercito degli hyppies... ho vissuto la mia giovinezza in un periodo tanto Magico quanto Illusorio, “PEACE & LOVE” non sono riusciti a disarmare il mondo!".
L’obbiettivo principale della rassegna è offrire, ad un pubblico attento alla programmazione di qualità, uno spazio musicale dedicato alla musica e alla cultura Blues Partenopea con un programma capace di incuriosire e coinvolgere tutti i presenti e soprattutto dimostrare che il blues non è antiquato, malinconico e monotono (come qualcuno crede), ma che è, invece, un passaggio obbligato per raggiungere i sentimenti, per esprimere non solo rabbia e dolore, ma anche allegria semplicità, affetto e tenerezza.
Le band, gli artisti , le Jam-Session di questa rassegna rappresentano un vero e proprio viaggio “Nei Vicoli del Blues”, dove l’analogia con i vicoli di Napoli non è un caso. Stradine affascinanti ma di cui spesso se ne ignora il nome; stradine sporche e pericolose ma avvolte dalla indifferenza generale; come a dire che la rassegna vuole andare oltre i soliti luoghi comuni e gridare alla città il proprio messaggio di dissenso nei confronti di un sistema che vede Napoli una carta sporca che "nisciuno sé né ‘mporta”.
La rassegna ha coinvolto un pubblico numerosissimo, in poche settimane il passaparola ha portato nel grazioso locale di Gaia migliaia di persone tanto da entusiasmare tutti ed in particolare il gestore, Mario’Sullivan’S (ribattezzato così dagli Spaghettari), che alla fine della serata conclusiva della rassegna, ha rassicurato tutti offrendo un mega brindisi generale accompagnato da un già malinconico e commosso arrivederci alla prossima stagione!
Deo Blues


                           
     
 
     
 
     
 


La session conclusiva di “Nei vicoli del blues” all’Irish Pub O’Sullivan’s

di Eugenio Lucrezi

La sera del 20 maggio si è conclusa a Napoli, nel pub di Chiaia dal nome più irlandese (e dalla birra più bionda) la rassegna musicale più nera (nel senso del sound) della stagione 2005-2006, almeno qui da noi, nella città rossa (come la pummarola) e bianca (come la mozzarella) della pizza: e il mix che risulta, a consuntivo di “Nei vicoli del blues” (un fiore all’occhiello per il movimento no profit Spaghetti&blues, di cui Angelo Agrippa è coordinatore in Campania), il mix, si diceva, a sua volta , ha un blend in verità più arlecchinesco che pulcinellesco, se è vero che il blues nostrano è la pezza a colori della musica del diavolo; e che Robert Johnson, se fosse nato da queste parti, avrebbe cantato una sweet home ugualmente struggente, ma segnata da crossroads piene di rapaci posteggiatori abusivi e di diabolici ausiliari del traffico capaci di farlo impazzire per davvero, il diavolaccio della musica, e di elettrizzarla anzitempo, la sua magica sei corde dal sound che ancora risuona, misterioso e accattivante, dall’abisso temporale e transoceanico che corre dai rurali anni venti del suo secolo all’attuale nostro casino napoletano, mediterraneo e malamente urbanizzato, infestato com’è dalle minacce antiche della camorra e da quelle recenti dei berlusconi in cerca di appartamento con vista: e i risultati sonori del nostro nume tutelare sarebbero stati forse non dissimili dalla somma delle musiche che sul palco del Sullivan’s si sono succedute in questi mesi. Perché, come è noto, è la somma che fa il totale, e alle band che hanno suonato nella rassegna non ha mai fatto difetto, assieme all’amore per le radici più strabico ed eterodiretto che si può (rispetto, of course, alla tradizione melica partenopea del bel canto a fronna ‘e limone), la più sfrenata smania dell’erranza e della trasgressione rispetto al codice santo delle dodici battute; e della tonica, della dominante e della sottodominante; nonché, a saldo, di tutte le blue notes che si vuole, dalla settima minore alla quinta diminuita. Insomma: al Sullivan’s abbiamo sentito, in questi mesi, una blue-wave vesuviana vestita dei panni multicolori della maschera padana. Chissà cosa direbbe Bossi se non fosse menomato dalla paresi, lui che soleva cantare Reginella. Chissà che ne pensa Apicella, il cantore che non vede l’ora di allietare, al suo munifico Cavaliere, cene posillipine, piuttosto che arcoresi. Fatto sta che nel pub di via Piscicelli Mario e Angelo hanno propinato via via ai loro avventori, tra novembre e la jam di sabato scorso, le magie “roots” del Migliaro trio e i vocalizzi oscuri di Gaia Fusco; le scabre spire sonore dei Black Snake e le ariose geometrie del trio Catalitico; le bugie filologiche dei True Blues e gli scrosci pentatonici dei Gocce di blues; gli straripamenti tematici dei Just Blues band e le raggelanti sonorità di Francesco Forni; le immedicabili sortite della Recidiva Blues band e le fioriture melodiche del Dr. Sunflower; il cosmic blues dei Sunset and Blue e le mani lente (leste?) della Baffo band; le gigionerie dei Blue Stuff e il folk and blues dei Folk and Blues; le hendrixate dei Voodoo Chile e le lennonmaccartate dei Sottomarini (che non sono mai di troppo, le une e le altre); le magie di Awa e le smagate amalgame dei Juke Joint; l’arte del mettere di De Luca-Fresa-Pedicini e quella del togliere di Francesca De Fazi; e ancora i Warm Gun , i Cock’o’drills, i Flash Back, i Blues Bank e chiediamo scusa a quelli che abbiamo dimenticato (di sicuro i più bravi).
Che dire ancora? La session finale è stata (poteva non esserlo?) memorabile, il tasso pentatonico (e quello alcolico) altissimo. Ci si duole dell’avarizia con la quale, a tarda notte, si è esibito il facitore della rassegna: ma Angelo ci ripagherà l’anno prossimo, a furor di popolo.