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Paolo Bonfanti  (a cura di Fabio "Kid" Bommarito)

Imprevedibili strade del Blues... come quella sera del 6 settembre 2002 in cui io, Angelo (l’allora cantante della mia band MED BLUES BAND), Lucia (la moglie) ed Emanuela (l’allora mia fidanzata e adesso mia splendida compagna per la vita) andammo a sentire il live acustico di due nostri miti: Fabio Treves e Paolo Bonfanti, alla chisa di S. Niccolò di Capodimonte a Ruta di Camogli (GE)... galeotto fu il concerto perchè decisi che il mio matrimonio si sarebbe dovuto celebrare in un posto del genere: impervio ad arrivare ma con un panorama splendido ed una chiesa stupenda e soprattutto semplice. Dicevamo... imprevedibili strade del blues perché dal delta del Mississippi non è difficile che si diramino attraverso l’Oceano per attraccare al porto di Genova. Li, tanti anni fa, sono state raccolte da Paolo Bonfanti, uno degli alfieri italiani della musica del diavolo. Classe ’60, genovese, mancino, genoano. Inizia a suonare la chitarra all’età di 15 anni avendo già alle spalle studi di teoria musicale, armonia e pianoforte. Nel 1986 segue un corso al Berklee College of Music di Boston. Si laureerà al D.A.M.S. di Bologna con una tesi sul Blues. Dal 1985 al 1990 è stato il front man di uno dei gruppi più importanti della scena italiana, i Big Fat Mama, con cui ha inciso 3 LP. Nel dicembre 1992 è stato pubblicato il primo CD da solista, "On My Backdoor, Someday", per la Club de Musique Records, prodotto e mixato a Nashville da Fred James che appare come ospite con la moglie Mary Ann Brandon, e con Gene Parson e Fabio Treves. Del marzo 1994 è la partecipazione (unico musicista italiano) alla rassegna "South by Southwest" ad Austin, Texas, che precede di poco l'uscita di "The Cardinal Points", registrato in parte ad Austin, con Davis McLarty (Joe Ely), Jimmy Pettit (Joe Ely, John Campbell), David Grissom (Joe Ely, John Mellencamp), Michael Ramos (John Mellencamp, Bodeans) ed in parte in Italia, con David Essig, Fabio Treves, Piero Leveratto e, naturalmente, la Paolo Bonfanti Band. A fine '96 è uscito "Tryin' to Keep the Whole Thing Rockin'", che testimonia il valore della Band nelle sue esibizioni. L'anno 2000 segna un nuovo capitolo discografico: "On the Outside", (disco consigliato "BUSCADERO" - aprile 2000) un altro lavoro intriso della solita passione viscerale per la musica degli U.S.A.; dal blues al roots-rock, dalla canzone d'autore al country e bluegrass, con la partecipazione, tra gli altri, di Red Wine e del grande songwriter Jono Manson. Attualmente suona con una sua band, da solo, con Beppe Gambetta o con Fabio Treves, vero padre spirituale del blues italiano. Scrive per riviste musicali italiane, ha pubblicato un manuale di chitarra e collaborato con numerose band rock italiane. Bonfanti è considerato uno dei migliori chitarristi e cantanti blues in Europa. Nei suoi spettacoli, energia, senso dell'umorismo, grande preparazione tecnica e mestiere, danno vita ad esibizioni calde e sfrenate, fra blues e rock. Nel settembre 2002, tour U.S.A. con il gruppo blue grass RED WINE. Nel febbraio 2003 è uscito “Gamblers”, registrato nel New Mexico, a quattro mani con JONO MANSON. Nel tour di presentazione (marzo 2003) John Popper, armonicista dei BLUES TRAVELER, ha partecipato ad alcuni concerti. Dopo il successo delle date di luglio 2002, un’altra tournée con ROY ROGERS, grande chitarrista slide e produttore, nell'ultimo periodo, di John Lee Hooker.

 


Paolo e John Popper        

 

 

intervista:

Come Marzullo, anche Spaghetti & Blues ha la sua domanda di rito:

SB: “... è il Blues a scegliere il musicista e non viceversa”. A fronte di questa credenza popolare, quando e come il Blues ti ha scelto?

PB: ...chissà... però... secondo me è il musicista a scegliere: ho scelto il blues e in generale musica dove conta la sostanza e non la forma o il look perchè questo è il mio carattere.

SB: La tua prima esperienza... Blues

PB: una band di matti chiamata Hot Road Blues Band. Negli ultimi anni abbiamo fatto 2 o 3 rimpatriate: non ci tenevamo più le mascelle dal ridere!

SB: BIG FAT MAMA: amore, odio o... che cosa? ci parleresti dell’avventura con loro?

PB: Beh, odio no, semplicemente ho capito che dopo 5 anni era una strada che non portava a niente.Comunque è una band che non aveva paragoni ai tempi, forse l'unica band di southern rock italiana (sto parlando di brani originali, non di una "tribute band" degli Skynyrd!)... duelli continui con il grande Maurizio Renda alla chitarra e una sezione ritmica precisa e massiccia.

SB: I tuoi lavori: a quale sei più affezionato e perché?

PB: Sicuramente "Cardinal Points" perchè ho registrato con la band di Joe Ely in Texas: sto ancora prendendomi a schiaffi ora per vedere se è sogno o realtà... e perchè ci sono delle belle canzoni; e poi On the Outside,.un cd "tosto" con dentro brani come Sometimes che sono diventati i miei piccoli e modestissimi hits.

SB: Cosa ne pensi del panorama “live” nei locali italiani? Quanto conta essere un Big?

PB: Alla fine della fiera suono sempre negli stessi locali (saranno al massimo una decina, tra cui Big Mama a Roma, Spazio Musica a Pavia, Folk Club a Torino, Le Baladin a Piozzo (CN)), perchè sono quelli che pagano decentemente e dove mi trovo molto bene come atmosfera. Essere un big? ma che big? ancora adesso ho difficoltà a farmi accettare da certi circuiti anche per la difficoltà di catalogare la mia musica sotto un'etichetta precisa!

SB: Un consiglio per tutti coloro che vorrebbero promuovere e organizzare il Blues in Italia?

PB: armarsi di pazienza e cercare di tenere alto il livello. Ai miei tempi, prima di uscire dal vivo, bisognava essere certi di essere... all'altezza!  

SB: The Roy Rogers Experience?

PB: Un grande musicista (quando suoni con lui devi stare attento a non rimanere bloccato a bocca aperta!) ed una persona di una grandezza forse maggiore... è tutto detto!

SB: Un compagno di avventure: Fabio Treves  

PB: Fabio è quello che con Ciotti ed il povero Guido Toffoletti ha fatto partire (e continua a mantenere in piedi) tutta la baracca. E' molto bello ed è un onore essere suo amico e collaboratore!

SB: Prossimo progetto?

PB: è appena uscito un mini-cd con testi in italiano e dialetto genovese. E' distribuito dalla Sony. Chissà come andrà a finire: sono molto curioso!

SB: Un’ultima domanda: cos’è il Blues per te?  PB: Il Blues oltre ad essere tantissime altre cose è un punto di vista, direi di più: una "weltanschauung", una visione del mondo (o una filosofia di vita, se preferisci). Come ha detto qualcuno: Blues is the truth!

SB: Un saluto ai navigatori “spaghettari”...

PB: ...che culo noi italiani... abbiamo il Blues e pure gli Spaghetti!! keep on rockin' e... alla prossima!

 

 

 

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